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Astronomo, sommelier, appassionato di montagna e di videogames, quando posso mi diverto a parlare e discutere di politica.

"Caminante, no hay camino, se hace camino al andar"

giovedì 22 marzo 2007

Transessuali o prostitute...ma e' questo il ruolo pubblico di Sircana???

E' uscita oggi su repubblica l'intervista che l'onorevole Sircana, il portavoce del governo Prodi, ha rilasciato in merito alle foto che lo ritraggono fermo a chiedere "informazioni" ad un transessuale. Ebbene e' vero, come ha lui stesso confermato.
E quindi l'episodio e' un fatto. Ora, mi chiedo, e' anche necessariamente una notizia? Tanto da essere trasmessa anche al TG1???
Ma qual e' il ruolo di Sircana in Italia? Quello di essere il portavoce del Governo Prodi. Quindi credo sia giusto giudicarlo per quello che la sua funzione pubblica ricopre, ovvero se e' in grado di rapportarsi con l'intero esecutivo ed essere il portavoce del nostro attuale Consiglio dei Ministri. Questa e' la sua biografia, tratta da Wikipedia:

"Diplomato con maturità classica, è stato dirigente d'azienda e per lungo tempo PR delle Ferrovie dello Stato. È collaboratore di Romano Prodi dal 1996 e suo portavoce dal 2004, nonché membro della Camera dei Deputati nella XV Legislatura, eletto nella Circoscrizione Piemonte 1 per la lista dell'Ulivo.

In seguito alla crisi affrontata dal Governo Prodi II nel febbraio 2007 e al fine di compattare le forze di maggioranza, Prodi lo ha nominato portavoce dell'intero Consiglio dei Ministri."

Dall'ultimo paragrafo mi risulta evidente la stima professionale di cui gode all'interno di questa maggioranza.
E allora perche' si dovrebbe dimettere? Solo perche' la sua vita coniugale non e' cosi' linda come si dovrebbe? Ma soprattutto...chi stabilisce questo parametro? Da quale buonsenso scaturisce? Non sarebbe molto piu' onesto per tutti noi non giudicare un personaggio pubblico in base alla sua vita privata, ma alla sua coerenza con i valori SOCIALI (non privati) e al suo impegno nel rivestire il ruolo pubblico che gli compete?
Ecco come l'onorevole Sircana apre l'intervista con il giornalista Massimo Giannini:

"Mi dispiace. È stata la stupida deviazione di percorso di una sera d'estate. Ma perché dovrei dimettermi per questo?"

Parole non solo giuste, ma inoppugnabili. Giustamente gli dispiace. Giustamente dovra' chiarirsi con la sua famiglia, e seriamente. Ma fin qui non vedo differenza se al posto di Sircana su quella foto ci fosse stata qualunque altra persona, uomo o donna o di qualunque altra inclinazione.
Il punto e' che Sircana e' un personaggio pubblico. E il punto e' che noi travisiamo l'analisi del ruolo pubblico che essa svolge con quello che appartiene alla sua vita privata.
Personalmente non mi interessa se Sircana quella sera sia andato con quel transessuale, con una prostituta o con entrambi insieme. Al massimo mi dispiace per sua moglie e per i suoi figli, come mi spiace per le mogli ed i figli di tutti gli uomini che ogni sera approfittano della prostituzione.
Mi scandalizzerei molto, ma molto di piu' se si scoprisse che Sircana ha abusato del suo ruolo per ottenere vantaggi dall'una o dall'altra parte politica.
Questo e' il lato pubblico di Sircana, di questo voglio sentir parlare se di lui c'e' da parlare. Per il resto sono solo chiacchiere e storielle da rotocalchi rosa che non hanno e non devono avere altra valenza pubblica se non creare chiacchiere da parrucchiere quanto il cielo e' troppo sereno per parlare del tempo.

lunedì 19 marzo 2007

Ringraziamo (ancora una volta) Emergency

Daniele Mastrogiacomo e' libero, finalmente. Giorni di ansia e paura, ma per fortuna il giornalista di repubblica ed il suo interprete sono sani e salvi. E ne siamo tutti entusiasti di questa splendida operazione di mediazione politica. Ritengo doveroso ringraziare Emergency. E come me tutta Italia oggi dovrebbe farlo e, di fatto, lo fa. Spero allora che questa vicenda riesca a dare un nuovo volto ad una delle piu' belle e piu' utili Organizzazioni mai sorte negli ultimi anni. Gia' perche' erano un po' diverse le visioni che si avevano di Gino Strada (e di riflesso della sua creatura, Emergency) fino a poce ore fa, quando tutte le istituzioni, di sinistra e di destra, facevano il tifo per Lui dovendo difendere la vita di un uomo (secondo una visione "romantica" della politica) o la continua affermazione che le nostre sono guerre giuste e missioni di pace da cui non cui possiamo ne' dobbiamo ritirare (secondo un aspetto molto piu' demagocico ma,credo, molto piu' veritiero...). Ma vediamo come e' giudicato Gino Strada dagli ambienti politici, dato che Lui non ha mai nascosto di essere contro la guerra, sia essa in Afghanistan o in qualunque altra parte del mondo:
"Con le sue cialtronesche dichiarazioni il comunista Gino Strada conferma che in tutte le sue apparizioni televisive - soprattutto a Canale 5 (ma non c'era il regime?) - la cosiddetta associazione umanitaria Emergency si e' trasformata in un ennesimo soggetto politico, che da posizioni di estrema sinistra affianca e sostiene l'Ulivo e gli altri loro alleati.
Lo ha affermato il responsabile comunicazione del Gruppo di Forza Italia (era Giugno 2004, ndr) alla Camera Giorgio Lainati, che ha commentato: A questo punto e' doveroso chiedere ai colleghi giornalisti di considerare Emergency come un partito politico indicandolo come tale per un dovere di correttezza dell'informazione. È troppo comodo continuare a parlare di Emergency come di una associazione umanitaria quando gli interventi di Gino Strada sono solo ed esclusivamente di carattere politico, con il consueto corollario - come nella migliore tradizione comunista - dell'aggressione verbale e intrise di un profondo e radicato odio.
"

I Ds contro Gino Strada: "Pacifista che scomunica e offende". E' il 21 marzo, il giorno dopo la manifestazione per la pace in Iraq da cui e' stato "allontanato" Fassino, etichettato, Lui e quelli come Lui, "delinquente politico" da Gino Strada per non aver manifestato apertamente il loro dissenso alla guerra in Iraq non solo in piazza ma anche in quell'aula in cui le guerre si decisono, Montecitorio.

Ma il dissenso verso il medico di Emergency nasce gia' dai tempi, guarda a volte le combinazioni, dell'Afghanistan: leggete le dichiarazioni di Gino Strada e di sua moglie Teresa (presidente di Emergency) del 25 gennaio 2007, due mesi fa:

"I militari italiani in Afghanistan partecipano a una guerra civile,
contro la fazione talebana perché è contraria al "governo fantoccio di
Kabul". Lo afferma Gino Strada, il medico e fondatore
dell'associazione Emergency, che si è collegato oggi telefonicamente
dal suo ospedale vicino a Kandahar con un'assemblea della Cgil a
Genova, per l'anniversario dell'uccisione del sindacalista Guido
Rossa.
"Tenere i nostri militari qui in Afghanistan - ha detto Strada - costa
al nostro Governo, e quindi alle tasche degli italiani, 5 milioni di
euro al giorno. Ma il mondo politico nasconde questa verità
".

AFGHANISTAN/ TERESA STRADA (EMERGENCY): CI HANNO LASCIATI SOLI
Emergency abbandonata a se stessa
- Emergency si dichiara isolata "e anche in difficoltà economiche".
Il motivo di questo isolamento, sostiene Teresa
Strada, ha a che fare con la guerra in Afghanistan: "Una guerra che è
stata accettata da tutto il mondo politico senza distinzione tra
centrodestra e centrosinistra. Per questo, da quando abbiamo
cominciato a dire no alla guerra in Afghanistan, ci hanno
abbandonati
".

Chissa' se oggi che sono nuovamente tutti amici di Emergency ("particolare riconoscimento all'impegno profuso dall'organizzazione umanitaria e al suo presidente Gino Strada per il ruolo svolto per favorire la positiva conclusione della vicenda", dichiarazioni di pochi minuti fa di D'Alema, tanto per citarne una), se ora che Emergency ha avuto un ruolo politico che mai nessun governo si sarebbe sognato di attribuirgli, frutto SOLO della stima di cui gode in una nazione dove ha operato piu' di un milione di persone colpite dalle mine antiuomo portate dalle nostre assurde guerre, chissa' se ora se ne ricorderanno davvero, di chi e' Emergency...

giovedì 15 marzo 2007

Il lavoro fisso? No grazie, meglio di no...???

una persona su tre non è interessata a un contratto a tempo indeterminato. E' uno dei dati emersi dall’indagine presentata a Roma su «Il lavoro contemporaneo: nuove dimensioni delle relazioni e dei contratti di lavoro», realizzata da Croma (Centro di ricerca sull’organizzazione aziendale dell’Università Bocconi) per conto di Manpower: «Questi dati - commenta Stefano Scabbio, presidente e amministratore delegato di Manpower - indicano la potenziale presenza di una significativa richiesta di forme contrattuali a tempo determinato a fianco di quelle a tempo indeterminato. E anche una richiesta di chiarimento e informazione da parte di chi si accinge a entrare nel mercato del lavoro».
Questo e' uno stralcio dell'articolo di Claudio Tucci apparso oggi sul sito del Sole24ore, da ci emerge un dato a mio avviso allarmante: sempre piu' persone oggi ritengono una scelta valida per il loro futuro ottenere un tipo di contratto fino a pochi anni fa ritenuto inconcepibile, senza esagerare: contratto a tempo determinato (o a progetto...o qualunque forma simile).
Questo al di la' di considerazioni di carattere piu' tecnico (reversibilita', garanzie...) dovrebbe secondo me far riflettere sulla direzione sempre piu' chiara che la nostra impalcatura sociale sta prendendo: il ruolo della societa' come di una enorme azienda, il cui unico scopo e' la produttivita'. L'analogia tra progresso e produttivita' e' oggi fonte di ampio dibattito culturale e direi inevitabilmente; sono fermamente convinto che non puo' essere il progresso tecnologico a scandire il livello di progresso della nostra civilta', non siamo fatti solo di bisogni materiali, la struttura umana e' molto piu' complessa ma ci sono aspetti del nostro essere che non vengono assolutamente coltivati in questa fase della storia umana; cose molto banali come la felicita', i desideri, i sogni...la fantasia. Cio' che ci differenzia sostanzialmente da qualunque altra specie, in effetti.
Siamo stati in grado di ricondurre tutto a rapporti economici; non a caso viviamo nell'epoca dell'economia di mercato. Tutto e' commercializzabile, anche i desideri. O meglio: ci sono imposti modelli di sogni realizzabili, che e' il piu' grosso crimine contro la fantasia dell'umanita'. Impigrisce la nostra razza...manca il motore che ha spinto davvero avanti la nostra civilta': la curiosita', che nasce dalla voglia di scoprire quello che non si sa...e probabilmente non si sapra' mai. Questi sono i sogni da rincorrere, quelli "irraggiungibili", quelli del mondo ideale verso ui dobbiamo tendere, che almeno per me non coincide con l'economia di mercato.
Ho sempre visto il lavoro, per riprendere il tema iniziale, come uno strumento per contribuire allo sviluppo della mia societa' E della mia personalita': lavoro per produrre qualcosa che serve a rendere vivo ed efficiente l'ambiente in cui vivo, ma AL FINE di essere felice e poter vivere dei piaceri della vita...e qui ognuno puo' scegliere cio' che vuole.
Ma il fine non puo' essere il lavoro in se', l'ascesa ad un lavoro uperiore. si perde il ruolo che esso ha avuto ed ha nella nostra societa' diviene cosi' l'obiettivo della nostra vita.
Io non lo voglo, ma evidentemente oggi non tutti la pensano piu' cosi (o sono stati indotti a non pensarlo con anni di precisa ed arguta demagogia...).
Il posto fisso ha un ruolo fondamentale in una societa' ed era stata una conquista davvero democratica: io assicuro lavoro e produttivita' alla societa' (e forse e' qui che si deve legiferare...non abbatterlo, il posto fisso!), la quale in cambio mi fornisce i servizi di base che coincidono poi con i bisogni primari dell'uomo sanciti dalla dichiarazione internazionale dei diritti dell'uomo come mangiare, dormire, essere curato...ed io posso permettermi, dopo millenni di lotte e di guerre sanguinarie per ottenere una vita dignitosa, almeno nella societa' cosiddetta 'occidentale' di concentrare la mia vita su me stesso, sui miei bisogni "secondari", per cosi' dire. Che possono essere di qualunque tipo.
Ma che se coincidono con il lavoro, la macchina, il cellulare...non ci sara' piu' progresso per la nostra civilta'. non confondiamo i mezzi con i fini. E' lo sbaglio piu' grosso che stiamo commettendo

mercoledì 14 marzo 2007

Perche' non Dico?

Ieri il papa nella sua esortazione post-sinodale "Sacramentum Caritatis" ci ha ricordato,tra gli altri moniti, che "Matrimonio e famiglia sono istituzioni che devono essere promosse e difese da ogni possibile equivoco sulla loro verità, perché ogni danno arrecato ad esse è una ferita alla convivenza umana come tale".
Mi sembra ci sia dell'ottimo materiale gia' in queste frasi per inviare il mio primo post su questo blog.
Io vorrei capire perche' nessun rappresentante delle istituzioni si degna di far notare alla Chiesa che nessuno vuole sminuire il matrimonio ne' tantomeno annullarne la validita'. Credo che la Chiesa sia stata molto abile a focalizzare la discussione in una direzione ben diversa da quella centrale contenuta nei Dico (ex PACS), ovvero riconoscere diritti CIVILI ai conviventi, di qualunque sesso esse siano. Sono convinto che le analisi sulle questioni attuali siano molto piu' semplici di come ci vogliono far credere; la questione e' essenzialmente molto banale, immediata direi: oggi nella nostra societa' molte persone che decidono di vivere il loro futuro insieme optano per la convivenza civile, soprattutto se di sesso uguale in quanto in questo caso obbligate. Data la necessita' di avere sicurezze economiche (come eventuali reversibilita' comunione di beni...) come tutelare questa enorme forza-lavoro al pari della forza-lavoro basata sul matrimonio? Semplice, riconoscendogli i stessi diritti CIVILI.
Se qualcuno in questo ragionamento estremamente rapido e banale ci trovasse un attacco alle istituzioni Famiglia e Matrimonio intese in senso religioso e' pregato di farmelo notare...