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Astronomo, sommelier, appassionato di montagna e di videogames, quando posso mi diverto a parlare e discutere di politica.

"Caminante, no hay camino, se hace camino al andar"

giovedì 15 marzo 2007

Il lavoro fisso? No grazie, meglio di no...???

una persona su tre non è interessata a un contratto a tempo indeterminato. E' uno dei dati emersi dall’indagine presentata a Roma su «Il lavoro contemporaneo: nuove dimensioni delle relazioni e dei contratti di lavoro», realizzata da Croma (Centro di ricerca sull’organizzazione aziendale dell’Università Bocconi) per conto di Manpower: «Questi dati - commenta Stefano Scabbio, presidente e amministratore delegato di Manpower - indicano la potenziale presenza di una significativa richiesta di forme contrattuali a tempo determinato a fianco di quelle a tempo indeterminato. E anche una richiesta di chiarimento e informazione da parte di chi si accinge a entrare nel mercato del lavoro».
Questo e' uno stralcio dell'articolo di Claudio Tucci apparso oggi sul sito del Sole24ore, da ci emerge un dato a mio avviso allarmante: sempre piu' persone oggi ritengono una scelta valida per il loro futuro ottenere un tipo di contratto fino a pochi anni fa ritenuto inconcepibile, senza esagerare: contratto a tempo determinato (o a progetto...o qualunque forma simile).
Questo al di la' di considerazioni di carattere piu' tecnico (reversibilita', garanzie...) dovrebbe secondo me far riflettere sulla direzione sempre piu' chiara che la nostra impalcatura sociale sta prendendo: il ruolo della societa' come di una enorme azienda, il cui unico scopo e' la produttivita'. L'analogia tra progresso e produttivita' e' oggi fonte di ampio dibattito culturale e direi inevitabilmente; sono fermamente convinto che non puo' essere il progresso tecnologico a scandire il livello di progresso della nostra civilta', non siamo fatti solo di bisogni materiali, la struttura umana e' molto piu' complessa ma ci sono aspetti del nostro essere che non vengono assolutamente coltivati in questa fase della storia umana; cose molto banali come la felicita', i desideri, i sogni...la fantasia. Cio' che ci differenzia sostanzialmente da qualunque altra specie, in effetti.
Siamo stati in grado di ricondurre tutto a rapporti economici; non a caso viviamo nell'epoca dell'economia di mercato. Tutto e' commercializzabile, anche i desideri. O meglio: ci sono imposti modelli di sogni realizzabili, che e' il piu' grosso crimine contro la fantasia dell'umanita'. Impigrisce la nostra razza...manca il motore che ha spinto davvero avanti la nostra civilta': la curiosita', che nasce dalla voglia di scoprire quello che non si sa...e probabilmente non si sapra' mai. Questi sono i sogni da rincorrere, quelli "irraggiungibili", quelli del mondo ideale verso ui dobbiamo tendere, che almeno per me non coincide con l'economia di mercato.
Ho sempre visto il lavoro, per riprendere il tema iniziale, come uno strumento per contribuire allo sviluppo della mia societa' E della mia personalita': lavoro per produrre qualcosa che serve a rendere vivo ed efficiente l'ambiente in cui vivo, ma AL FINE di essere felice e poter vivere dei piaceri della vita...e qui ognuno puo' scegliere cio' che vuole.
Ma il fine non puo' essere il lavoro in se', l'ascesa ad un lavoro uperiore. si perde il ruolo che esso ha avuto ed ha nella nostra societa' diviene cosi' l'obiettivo della nostra vita.
Io non lo voglo, ma evidentemente oggi non tutti la pensano piu' cosi (o sono stati indotti a non pensarlo con anni di precisa ed arguta demagogia...).
Il posto fisso ha un ruolo fondamentale in una societa' ed era stata una conquista davvero democratica: io assicuro lavoro e produttivita' alla societa' (e forse e' qui che si deve legiferare...non abbatterlo, il posto fisso!), la quale in cambio mi fornisce i servizi di base che coincidono poi con i bisogni primari dell'uomo sanciti dalla dichiarazione internazionale dei diritti dell'uomo come mangiare, dormire, essere curato...ed io posso permettermi, dopo millenni di lotte e di guerre sanguinarie per ottenere una vita dignitosa, almeno nella societa' cosiddetta 'occidentale' di concentrare la mia vita su me stesso, sui miei bisogni "secondari", per cosi' dire. Che possono essere di qualunque tipo.
Ma che se coincidono con il lavoro, la macchina, il cellulare...non ci sara' piu' progresso per la nostra civilta'. non confondiamo i mezzi con i fini. E' lo sbaglio piu' grosso che stiamo commettendo

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