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Astronomo, sommelier, appassionato di montagna e di videogames, quando posso mi diverto a parlare e discutere di politica.

"Caminante, no hay camino, se hace camino al andar"

domenica 7 marzo 2021

Direttore o direttrice?

 Direttore o direttrice? La domanda a mio avviso è mal posta, e non c'entra l'obiettivo, che immagino essere finalmente un mondo basato sulla competenza, senza distinzione di sorta.  Il ruolo dovrebbe avere, finalamente, una valenza neutra. Quando si dice "insegnante", per esempio, non ci si pone più il problema del sesso. E' infatti sostantivo sia maschile che femminile, ma non basta ancora. Ecco, io andrei anche oltre, soprattutto in questo mondo sempre più gender fluid (e con buona pace dei Pillon e degli Adinolfi). Sostantivi neutri. Pensate se quando definite qualcuno direttore (o come preferite) di orchestra, non sapete più a priori se state parlando di un uomo, una donna, un trans o un eunuco. Semplicemente, una persona che ha un ruolo ben specifico. Sarà bravo/a/e? ascoltatelo/a/e e valutate. E basta. E' così difficile? Anche perché io vorrei essere libero di criticare Toninelli così come la Gelmini, per la loro manifesta incapacità di gestire i ruoli che hanno ricoperto o che ricoprono tutt'ora, indipendentemente che uno sia uomo e l'altra donna. Allo stesso modo, vorrei poter disprezzare la Bellanova e Scalfarotto, evidentemente succubi della leadership di Matteo Renzi, e questo non perché siano donna e gay dichiarato, ma per il ruolo che (non) ricoprono. Così come per esempio voglio apprezzare la guida di Fabiola Giannotti al CERN, ma perché è un a/o/e ottim a/o/e Presidente. Non perché è donna. 

La necessità, comprensibilissima, delle quote rosa, della declinazione femminile, etc. è forse un passaggio storico necessario per raggiungere la parità. Ma divide, non unisce. Si vuole risolvere una situazione discriminante, divisiva, e si cerca una soluzione a sua volta divisoria. Non sono sicuro che sia la strada vincente. 

Nella migliore delle ipotesi, si sposta il problema alla prossima categoria discriminata, ma non si risolve IL problema della discriminazione, nel senso più ampio del termine, che racchiude in ultima istanza il razzismo. Mi piacerebbe pensare di raggiungere la piena indipendenza mentale: Immaginare alla Presidenza del Consiglio una persona, e valutarl a/o/e per il su a/o/e lavoro. Sia esso uomo, donna o entrambi. E per estensione bianco, giallo o nero, cattolico, musulmano o agnostico. Semplicemente, una persona che fa il suo lavoro. Bene o male. Questo è da valutare.