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Astronomo, sommelier, appassionato di montagna e di videogames, quando posso mi diverto a parlare e discutere di politica.

"Caminante, no hay camino, se hace camino al andar"

sabato 18 febbraio 2017

L'analisi di Michele Serra

L'analisi di Michele Serra di oggi si concentra sulle ragioni dello stallo politico del del pd. È condivibile in parte. In particolare sbaglia per me su un punto fondamentale: la crisi nel pd non è dovuta ad "un conflitto provocato da visioni inconciliabili della società, dell'economia, dei diritti e dei doveri, degli interessi da tutelare e di quelli da combattere." Queste visioni purtroppo sono in comune a tutti. Da Berlusconi a D'Alema, passando per Renzi. La svolta della Bolognina, l'abbandono delle ideologie, non ha portato come auspicato (da chi poi?) a concentrarsi su lotte più concrete a difesa del nuovo proletariato. Si è tradotta piuttosto in una strenua difesa della globalizzazione e delle sue regole che "ci obbligano a stare al passo coi tempi". Anche al prezzo di "ammodernarsi" seguendo la filosofia delle destre neo-liberiste e della finanza. Come dire, dalla svolta della Bolognina si è instaurato un pensiero unico, senza una vera alternativa. Il conflitto non solo non lo si trova dentro il pd, ma ormai neanche più tra il pd e gli altri partiti tradizionali. Questa per me è la ragione di fondo dello stallo. Da cui vedo ben poco coraggio per uscire.


Qua l'articolo di Michele Serra su Repubblica.it: http://www.repubblica.it/politica/2017/02/18/news/una_questione_di_potere-158584592/?ref=HRER2-1

giovedì 16 febbraio 2017

E' questo pd l'alternativa al M5S?

Mi trovo da diverso tempo a discutere con chi sostiene che il M5S sia solo un'accozzaglia di gente impreparata che risponde a un comico populista. Nonostante una deriva populista e "grillocentrica" sia innegabile, ritengo che il Movimento raccolga ancora al suo interno una componente di stampo socialista e attenta, per esempio, a misure a favore dell'ambiente o alle future tecnologie. La domanda fondamentale da porsi secondo me è perchè questa spaccatura politica tra persone che, di fondo, aspirano ad una soluzione politica molto simile e probabilmente votavano in modo condiviso fino a pochi anni fa. La risposta è da cercare nella storia del pd degli ultimi anni. In particolare, dal 40.8% di Renzi del 2013. Quando si presentò come l'innovatore, il rottamatore, colui che ridava voce ad una sinistra smarrita da anni e alla ricerca di soluzioni sociali che contrastassero le morse della crisi. Cosa è rimasto di quelle aspettative altissime? E' rimasto un partito che ha prodotto, tra le altre cose: la rilegittimazione di Berlusconi; una delle peggiori riforme del lavoro di stampo neo-liberista in europa; una riforma elettorale giudicata incostituzionale, scritta da chi probabilmente non aveva letto le motivazioni della consulta sull'incostituzionalità del Porcellum; un anno speso intorno ad una riforma Costituzionale di dubbia qualità, e bocciata da una percentuale imbarazzante di cittadini. Le conseguenze di un anno di immobilità politica, come: il problema del precariato nella ricerca mai affrontato; la disoccupazione giovanile (e non solo) in aumento; il PIL peggiore d'Europa (e le previsioni dicono che sarà anche peggiore di quello della Grecia, per dire). Potrei continuare, ma il punto non è il passato. Quale futuro pensa il pd, per recuperare il consenso perso tra quella che era una parte consistente del suo elettorato, figlio di pc-pds-ds? Un futuro fatto di Congressi promessi, poi rinviati, poi richiesti di nuovo. Di governi fotocopia ma a tempo, come se non servissero solo a preparare la prossima leadership. Di correnti che discutono, discutono, discutono. Ma di cosa? Di precariato, di istruzione e ricerca, di investimenti, di lavoro? No, assolutamente no. Dovessimo tutti noi ritrovarsi finalmente sotto la stessa bandiera a sostenere una classe dirigente seria e preparata, con un progetto politico a lungo termine in risposta a tutti i populismi e le soluzioni facili. E invece no, ci ritroviamo a discutere, anche calorosamente, per raggiungere lo stesso obiettivo ma seguendo tre strade contrapposte: il non-voto, l'ennesimo turarsi il naso fino a farsi mancare il respiro, o lo sperare che qualche fiore buono, dal letame del M5S, possa nascere. Come direbbe uno dei genovesi più influenti degli ultimi anni. E no, non è un comico. Ci sarà una quarta via?