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Astronomo, sommelier, appassionato di montagna e di videogames, quando posso mi diverto a parlare e discutere di politica.

"Caminante, no hay camino, se hace camino al andar"

giovedì 16 febbraio 2017

E' questo pd l'alternativa al M5S?

Mi trovo da diverso tempo a discutere con chi sostiene che il M5S sia solo un'accozzaglia di gente impreparata che risponde a un comico populista. Nonostante una deriva populista e "grillocentrica" sia innegabile, ritengo che il Movimento raccolga ancora al suo interno una componente di stampo socialista e attenta, per esempio, a misure a favore dell'ambiente o alle future tecnologie. La domanda fondamentale da porsi secondo me è perchè questa spaccatura politica tra persone che, di fondo, aspirano ad una soluzione politica molto simile e probabilmente votavano in modo condiviso fino a pochi anni fa. La risposta è da cercare nella storia del pd degli ultimi anni. In particolare, dal 40.8% di Renzi del 2013. Quando si presentò come l'innovatore, il rottamatore, colui che ridava voce ad una sinistra smarrita da anni e alla ricerca di soluzioni sociali che contrastassero le morse della crisi. Cosa è rimasto di quelle aspettative altissime? E' rimasto un partito che ha prodotto, tra le altre cose: la rilegittimazione di Berlusconi; una delle peggiori riforme del lavoro di stampo neo-liberista in europa; una riforma elettorale giudicata incostituzionale, scritta da chi probabilmente non aveva letto le motivazioni della consulta sull'incostituzionalità del Porcellum; un anno speso intorno ad una riforma Costituzionale di dubbia qualità, e bocciata da una percentuale imbarazzante di cittadini. Le conseguenze di un anno di immobilità politica, come: il problema del precariato nella ricerca mai affrontato; la disoccupazione giovanile (e non solo) in aumento; il PIL peggiore d'Europa (e le previsioni dicono che sarà anche peggiore di quello della Grecia, per dire). Potrei continuare, ma il punto non è il passato. Quale futuro pensa il pd, per recuperare il consenso perso tra quella che era una parte consistente del suo elettorato, figlio di pc-pds-ds? Un futuro fatto di Congressi promessi, poi rinviati, poi richiesti di nuovo. Di governi fotocopia ma a tempo, come se non servissero solo a preparare la prossima leadership. Di correnti che discutono, discutono, discutono. Ma di cosa? Di precariato, di istruzione e ricerca, di investimenti, di lavoro? No, assolutamente no. Dovessimo tutti noi ritrovarsi finalmente sotto la stessa bandiera a sostenere una classe dirigente seria e preparata, con un progetto politico a lungo termine in risposta a tutti i populismi e le soluzioni facili. E invece no, ci ritroviamo a discutere, anche calorosamente, per raggiungere lo stesso obiettivo ma seguendo tre strade contrapposte: il non-voto, l'ennesimo turarsi il naso fino a farsi mancare il respiro, o lo sperare che qualche fiore buono, dal letame del M5S, possa nascere. Come direbbe uno dei genovesi più influenti degli ultimi anni. E no, non è un comico. Ci sarà una quarta via?

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